
Monumenti Funebri
La testata della chiesa francescana di Santa Chiara ospita tre grandi tombe a parete: al centro, quella di Roberto d’Angiò, incoronato re di Gerusalemme e di Sicilia ad Avignone l’8 settembre 1309 e morto a Napoli il 19 gennaio 1343; a destra del riguardante, quella del figlio di Roberto, Carlo, duca di Calabria ed erede designato al trono di Sicilia, premorto al padre nel 1328 a sinistra, quella di una nipote di Roberto, Maria, duchessa di Durazzo, morta nel 1366, figlia di Carlo di Calabria e di sua moglie Maria di Valois. Nella basilica si conservano anche, nell’ala destra del vano presbiteriale, la tomba di Maria di Valois, morta nel 1331; addossata alla controfacciata, alla destra di chi entra, quella di Agnese e Clemenza, figlie di Maria e di Carlo di Durazzo (l’una, morta nel 1371, l’altra nel 1383 ); e alcune altre sepolture (ormai smembrate) riconducibili più o meno con certezza ad esponenti della medesima famiglia reale, morti neonati o in tenerissima età : Maria, altra figlia di Carlo di Calabria e di Maria di Valois; Luisa, pure figlia del duca di Calabria.
Riprese effettuate sul sito ne giorno dell'uscita didattica avvenuta il 03/03/2015

Sgariglia Fabiana
Sepolcro Roberto d’Angiò
Il Sepolcro di Roberto d'Angiò è un monumento funebre dedicato a al re di Napoli Roberto d'Angiò scolpito dagli scultori fiorentini Giovanni e Pacio Bertini tra il 1343 ed il 1345 per la basilica di Santa Chiara a Napoli. Pur mutilo e frammentario, rappresenta uno dei più grandi monumenti funebri della città . Il monumento è conservato sulla parete principale della basilica, immediatamente alle spalle dell'altare maggiore. Il suo aspetto è del gusto gotico, tipico del periodo angioino, caratterizzato quest'ultimo dalla fioritura in città di numerose opere di questo stile. I materiali utilizzati dai fratelli toscani furono il marmo bianco ed il marmo dipinto. La scultura è alta 15 metri e, a causa di alcuni danni provocati da un incendio che colpì la basilica nel 1943, il suo aspetto ha subito qualche alterazione rispetto al disegno originale. Di fatto gli elementi decorativi che la caratterizzano ed anche alcuni affreschi trecenteschi si sono conservati, mentre risultano completamente persi gli elementi della parte superiore del monumento raffiguranti probabilmente la salita in cielo di Roberto. La lettura del monumento può avvenire attraverso una scissione dello stesso in quattro parti, delle quali in tre di queste viene mostrata la figura del re: Base del monumento: sono raffigurate le figure allergoriche che sorreggono tutto il monumento. Parte centrale-inferiore: il re, posto al centro della scena, è raffigurato qui con tutta la famiglia (le sue due mogli, i suoi figli ed i suoi discendenti). Parte centrale: la figura del re, vestita con la tonaca francescana contornata da figure allegoriche, giace nel sepolcro. Parte superiore: il re siede sul trono. Di particolare rilevanza è l'incisione scolpita ai piedi del re che recita probabilmente le parole che il Petrarca spese nei confronti del sovrano:
(LA) « CERNITE ROBERTUM REGEM VIRTUTE REFERTUM »
(IT) « Guardate il re Roberto colmo di energia »
Cappella Del Balzo
E’ la Cappella dedicata a San Francesco d’Assisi, interno Monastero di Santa Chiara a Spaccanapoli, la settima a sinistra dell’aula in direzione dell’ingresso con la preziosa statua del Santo Poverello d’Assisi portata dalla chiesa di San Lorenzo Maggiore ai Tribunali dai conti nobili Del Balzo. Dentro la cappella vi furono collocate le due tombe trecentesche. A sinistra è la tomba di Raimondo Del Balzo morto nel 1375, conte di Soleto. Ritratto sul frontale della cassa in età avanzata, circondato di giovani nobili cacciatori intenti forse a discutere dei molti simboli sulla morte che arricchiscono la scena nella quale egli stesso occupandola per intero seduto autorevole riceve gli omaggi dei vassalli. Di fronte ad essa la tomba di sua moglie Isabella Apia morta nel 1375. Anch’essa rigidamente ritratta, non più giovane, severa, vestita di abiti semplici, con un cagnolino nelle mani, reca in volto i danni di una vita travagliata. Le due tombe è più probabile pensare che nello spostamento da un ambiente all’altro siano state private dei baldacchini. I medaglioni marmorei sono ai lati dell’altare: a destra quelli di Girolamo ed Isotta Del Balzo principessa di Altamura; a sinistra quelli di Battista e Beatrice Del Balzo contessa di Caserta. Al santo Francesco d’Assisi si riferiscono i due affreschi sulle lunette al di sopra dei due sarcofagi, anch’essi miracolosamente scampati ai crolli, alla predoneria e alla furia bellica del 1943; le decorazioni secentesche degli affreschi sono state lasciate intatte, di natura essenzialmente barocca a memoria, sarebbe giusto aggiungere, delle epoche precedenti che videro splendere il sacro edifico di un gusto assai ben diverso dell’attuale. Si ricorda che ai Del Balzo è riconosciuto il patronato anche alla terza cappella a destra della unica navata; in questa cappella ivi vi sono due sarcofagi sia a destra che a sinistra e che poggiano su appena esili colonnine abbinate; nel sarcofago di destra siede al centro la Vergine con Gesù Bambino benedicente; ai lati genuflessi due guerrieri più ornanti giungono le mani; a destra San Pietro e a sinistra Santa Caterina d’Alessandria chiudono la lastra frontale. Sulla faccia laterale destra è Santo Stefano protomartire sulla faccia opposta un altro santo martire. Mentre invece il sarcofago di sinistra ha al centro della lastra frontale un Cristo benedicente e a fargli da corona il San Giovanni l’Evangelista e San Giacomo, mentre San Giovanni il Battista e San Paolo stanno a sinistra; alle facce laterali, a sinistra San Bartolomeo e San Frencesco a destra. Al di sopra della tomba medesima, nel mezzo dell’epigrafe alate da due ghirlande ovali di festoni di lauro il monumento funebre attribuito al Sanmartino di Marchesi Carlo e Teofilo Mauro (1762-1764). Sul fondo della parete un affresco rappresenta si dice Sant’Agnello.



Sgariglia Fabiana
Riprese effettuate sul sito ne giorno dell'uscita didattica avvenuta il 03/03/2015


De Simone Laura
Sepolcro di Maria di Valois e
Sepolcro di Carlo D'Angiò
(duca di Calabria)
La tomba di Maria di Valois, nell’ala destra del presbiterio, si trova all’incirca dove la registravano i primi de scrittori della città , a partire dalla metà del cinquecento. Nel corso dell’età moderna, soprattutto durante il profondo riallestimento settecentesco, al quale la Chiesa fu interessata, la tomba di Carlo e quella di Maria subirono alcune sostanziali modificazioni. La situazione che oggi si presenta davanti ai nostri occhi, e cioè l’isolamento da quinta teatrale e il vuoto in cui nell’enorme parete le tombe sembrano quasi galleggiare, costituisce invece il risultato di tipo di restauro al quale la Chiesa è stata sottoposta dopo il bombardamento e l’incendio del 4 agosto 1943. In quella circostanza, i danni che le tombe subirono furono enormi e le loro condizioni fecero, in un primo momento, disperare di poterle recuperare. Il monumento di Maria di Valois uscì dall’incendio del 1943 meno danneggiato di quello di Carlo di Calabria, tale monumento si trova ora dov’è stato riposizionato durante i lavori di restauro della Chiesa e del monumento stesso: a destra della parete di testata dell’edificio, dove doveva già trovarsi, quando lo videro i primi descrittori della città nel cinquecento. Quando la tomba giunse nella chiesa, la moglie di Carlo era già morta da diversi anni e aveva già espresso il suo desiderio di essere sepolta in Santa Chiara accanto alla tomba del marito. Il sepolcro di Maria è nell’ala destra del presbiterio, al di sotto del grande arco a sesto ribassato.