
Il Chiostro Maiolicato o
Chiostro delle Clarisse

Il chiostro è una parte costitutiva di un convento o di una abbazia, consistente in un'area centrale scoperta circondata da corridoi coperti, da cui si accede ai principali locali conventuali. I primi esempi di chiostri si trovano in edifici usati da monaci dell'ordine di San Benedetto o loro derivazioni, durante il medioevo. Anche altri ordini religiosi monastici o non monastici possono costruire o usare chiostri; in alcuni casi possono assumere forme e collocazioni inusuali a seconda delle necessità della comunità che lo usa.
Per la storia del chiostro di santa chiara, così come per quella del complesso, esiste una lacuna incolmabile dovuta alla distruzione di numerosi documenti scritti. Il chiostro venne costruito negli anni 20 del 300.
Il Chiostro Maiolicato (o delle Clarisse), è entrato a pieno titolo nell'immaginario dei visitatori, tanto da farne uno dei simboli di Napoli, grazie alla particolarissima decorazione in maiolica che lo caratterizza. In origine la struttura faceva parte delle pertinenze delle Clarisse, e quindi inserito nella zona di clausura preclusa al pubblico, mentre oggi rientra nel monastero dei Frati Minori. L’ architettura del chiostro maiolicato è fedele all’idea barocca di meravigliare lo spettatore. La meraviglia si manifesta sia con effetti scenografici, resi con la sequenza dei pilastri ottagonali che guidano lo sguardo dell’osservatore, sia con la capacità della struttura di mimetizzarsi con l’ambiente circostante. Della decorazione originaria non si ha notizia, mentre attualmente sulle pareti e nelle volte è presente un ciclo di affreschi databile alla prima metà del 700. Verso la metà del 700, si perviene a informazioni più dettagliate.
Il chiostro fu completamente trasformato da Domenico Antonio Vaccaro che mantenne la struttura gotica ridisegnando solo il giardino rustico decorato da preziose "riggiole" maiolicate, ricollocate dopo la seconda guerra mondiale. Il giardino è circondato da un ambulacro leggermente rialzato, che presenta alle pareti affreschi barocchi e un muretto decorato da riggiole con paesaggi; due viali dividono il chiostro a croce il giardino, fiancheggiati da sedili rivestiti da riggiole con "Paesaggi", "Scene campestri", "Mascherate", "Scene mitologiche" ecc. Tra le aiuole ci sono due fontane con fondo ricoperto da riggiole, una delle quali è ornata da due figure di leoni del XIV secolo. I pilastri del chiostro sono sormontati da volte a crociera che sorreggono un terrazzo caratterizzato dalle celle, mentre, al secondo piano un ulteriore terrazzo fungeva da "luogo di delizie", soprattutto perché si aveva una visuale della città e si scorgeva il mare. Nel corso dei secoli il monastero è stato più volte rimaneggiato. Un vero e proprio cambiamento settecentesco si ebbe grazie a Ippolita di Carmignano. L'opera di rimodernamento fu resa possibile anche grazie alle donazioni di famiglie aristocratiche, in questo caso, particolarmente grazie all'intervento della badessa che volle una maggiore apertura verso l'esterno: la nuova struttura doveva rompere l'austerità del vicino tempio gotico, rendendo gli spazi più armoniosi e la fusione tra architettura e natura doveva confondere eventuali ospiti.
Il chiostro è attraversato da quattro viali in croce su un piano sollevato rispetto a quello dei portici, completando la grandiosa opera di trasformazione con 64 pilastri maiolicati di forma ottagonale sormontati da archi a sesto acuto, di cui 17 al lato nord e 16 lungo i restanti lati. Su ciascuna delle otto facce furono sovrapposte le mattonelle policrome decorate. Uno degli aspetti più interessanti del chiostro sono le scene di vita quotidiana dipinte sui parapetti tra i due pilastri: esse raccontano cosa succedeva all'esterno del complesso, si alternano rappresentazioni della città e le sue allegorie che rimandano ai quattro elementi (terra, aria, fuoco e acqua). Le suore, seppur disponevano di una ingente somma di denaro, per i lavori di ristrutturazione chiesero ulteriori aiuti dalla regina Maria Amalia di Sassonia, moglie di Carlo III di Borbone. Le fontane trecentesche che un tempo abbellivano la chiesa, furono portate all'esterno ed una di queste fu completamente circondata da un "mare maiolicato". Il bombardamento aereo del 1943 che distrusse buona parte dei locali della vicina basilica, non riuscì però a deturpare la bellezza del chiostro, restando quasi completamente immune all'esplosione.

Il progetto di Vaccaro
Commissionato dalla regina Maria Amalia di Sassonia, moglie di Carlo III di Borbone, fu realizzato nel 1740, durante il badessato di Ippolita Carmignano. La direzione dei lavori fu affidata all'architetto napoletano Domenico Antonio Vaccaro (Napoli 1678-1745) ebbe l'incarico di ridisegnare lo spazio che conservava ancora l'assetto medievale. Disponendo di maggior denaro per le restaurazioni, ben presto il chiostro si arricchì di nuove particolarità , ovvero le maioliche. Lungo 82,30 metri e largo 78,30 con 72 pilastri di varia grandezza, sul lato di servizio a nord, disponeva anche di un cimitero, oggi scomparso. La struttura trecentesca, composta da 66 archi a sesto acuto poggianti su 66 pilastrini in piperno, è rimasta invariata, mentre il giardino è stato completamente modificato. Il verde fu sapientemente disposto in pergolati, grandi vasi di maiolica e 4 aiuole ulteriormente suddivise da vialetti interni e da 2 esterni ortogonali. Al punto di incontro di questi ultimi troviamo un gazebo sormontato da una struttura lignea a capanna. Tutte queste caratteristiche portano ad un originale effetto d'insieme vivace e scenografico, fatto di colori, forme e giochi d'acqua. Se la splendida decorazione maiolicata è ancora oggi fonte di meraviglia nei visitatori, è necessario tenere conto che il Chiostro rispecchia, solo una parte del complesso ideato da D. A. Vaccaro ma vide impegnati nella esecuzione due importanti maestri riggiolari operanti a Napoli: Donato e Giuseppe Massa. L'assetto originale del Chiostro si è perso sia per le trasformazioni attuate nei secoli, le perdite ed i danni bellici, sia per la mutata funzione del complesso da claustrale a monumentale. Tuttavia il chiostro di S. Chiara, che rientra nella tipologia napoletana, costituisce ancora l'esempio più alto di quello straordinario connubio tra esigenze estetiche e funzionali.

Borsa Giulia
Gianturco Giulia